Orecchie
12 novembre 2021
Un mattino, al risveglio, il protagonista avverte un fastidioso fischio alle orecchie. Al contempo trova sul frigorifero un post it, lasciato dalla sua compagna, che lo informa che è morto il suo amico Luigi e gli lascia l’indirizzo della chiesa dove in serata si svolgerà il funerale. La giornata per lui trascorrerà nel tentativo di risolvere il problema uditivo e nel cercare di capire chi possa essere questo amico di cui non ricorda nulla. Nel frattempo non gli mancheranno incontri con persone che non riesce a non considerare strane.
Alessandro Aronadio, a sei anni di distanza da Due vite per caso fa nuovamente centro con un film in cui riflette, con i toni della commedia, su questo pazzo pazzo pazzo mondo.
Correva l’anno 1967 quando un’altra forma di sibilo si presentava sugli schermi con l’intento di far pensare divertendo. Era Il fischio al naso e il regista era Ugo Tognazzi. Rifacendosi a “Un caso clinico”, testo teatrale di Dino Buzzati, Tognazzi proponeva un’allegorica rilettura della vita degli esseri umani senza rinunciare a proporre puntuali osservazioni sulla società. I tempi da allora sono ovviamente cambiati ma la sensazione di disagio esistenziale non è diminuita, anzi. Quanti di coloro che vedranno il film si accorgeranno di aver provato quel fischio in misura maggiore o minore in alcune situazioni? Molti. Ma non si tratta di quel genere di sensazione uditiva che, secondo la credenza, significa che qualcuno ci sta pensando. Tutt’altro. Per Aronadio si tratta della evidenziazione psicosomatica (e del fil rouge del film) della difficoltà ad accettare i vezzi e i vizi di individui che trovano nella loro quotidiana follia, fatta di selfie, di videogiochi, di credenze artificiose, un effetto placebo che consenta loro di ritenersi felici. Il difficile stava nel tentativo di esplicitare quanto sopra senza fare prediche (il discorso finale del protagonista non è da considerarsi tale ma semmai un’intima riflessione ad alta voce).
Il risultato è stato felicemente ottenuto grazie a una scrittura capace di cogliere l’assurdo quotidiano senza mai cadere nel grottesco o nel surreale fine a se stesso e grazie anche a un casting che ha messo accanto ad attori di fama come Pamela Villoresi, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic e Rocco Papaleo (solo per citarne alcuni) la straordinaria espressività di Daniele Parisi. È con lui che molti finiranno con l’identificarsi pensando che anche a loro è accaduto, in qualche occasione, di guardare al mondo con il suo stesso sguardo. Che è quello di chi si sta costantemente chiedendo se è lui ad essere quello ‘sbagliato’ o se lo sia invece chi gli sta di fronte. Combattuto ogni giorno tra la tentazione di adeguarsi e la voglia di non arrendersi.
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